Workshop in memoria di Marco Mucciarelli

Marco Mucciarelli - Sismologo
Trieste stazione marittima 11 Novembre 2017

Fausto Casini: Scienza, comunicazione del
rischio e altro

“E’ come se il gioco di ogni esistenza umana fosse governato da due ruote della fortuna, una che decide le doti naturali che formano il temperamento di un individuo e l’altra che presiede al momento del suo accesso ad una determinata sequenza storica […] Quando le doti naturali di un individuo vengono a coincidere con le esigenze di una posizione favorevole, quel prediletto dalla sorte può riuscire a ricavare da questa sua situazione un tesoro di conseguenze altrimenti inimmaginabili.”

G. Kubler “La forma del tempo”

Cronaca di un incontro di 10 anni tra scienza e impegno civico.

La relazione di oggi è, per me, un tentativo, assieme ad alcuni compagni di strada, di ripercorrere ciò che ha generato l’incontro tra un appassionato scienziato-ricercatore e il mondo della cittadinanza attiva e responsabile rappresentato idealmente da ANPAS.

I protagonisti di questo incontro hanno percorso questo decennio di strada assieme, ma tutti hanno vissuto un esperienza in cui il piacere, l’armonia delle posizioni e la realizzazione di ideali hanno trovato appagamento nella valutazione pratica delle proprie attività.

Un’idea un concetto un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione.

Questo è il vero punto di equilibrio tra l’altruismo e il mettere a profitto le proprie passioni, in pratica e come se in questo incontro il desiderio di “mangiare un’idea” si fosse realizzato producendo la “rivoluzione” e il cambiamento reale.

Prima di cominciare desidero però indicare quelli che considero i catalizzatori che hanno trasformato questo incontro da un interessante dialogo arricchente (come succedeva ogni volta che Marco incontrava persone “curiose”) in una forza che credo abbia sostanzialmente cambiato l’idea di partecipazione dei cittadini volontari alle attività di protezione civile in Italia.

Il primo catalizzatore è “responsabilità”:

Marco sapeva e questo ne ha amplificato le grandi doti di comunicatore, che non basta scoprire quali siano le condizioni di miglioramento della vita e della sicurezza degli individui e delle comunità ma si deve immaginare come quelle conoscenze possano essere diffuse. In quel momento ero presidente della più grande organizzazione di volontariato di protezione civile in Italia, l’ANPAS, ed ero consapevole che la responsabilità dei volontari derivante dalla forte motivazione che è alimentata dall’agire in protezione civile, non può limitarsi ad alleviare le sofferenze e gli effetti delle situazioni di emergenza ma consiste nell’impegno continuativo, oltre che per prepararsi all’intervento, nel cercare di preparare le proprie comunità a convivere con i rischi e a prevenirne gli effetti.

Il secondo catalizzatore è l’approccio laico (popolare):

Marco traduceva questo approccio sui due fronti fondamentali che significano immergersi nelle situazioni e coinvolgere i laici (il popolo) nella competenza costruendo curiosità e fiducia, nella pratica il suo approccio non lo poneva in competizione con altri esperti ma lo poneva in continua apertura al dialogo e lo rendeva attore di sintesi tra la competenza scientifica e la divulgazione. L’ANPAS nasce nel 1904 dall’idea che la laicità fosse la corretta base costitutiva dello stato e che questo approccio popolare passasse attraverso l’impegno e il senso di responsabilità dei cittadini, e così un incontro popolare tra i notabili, gli operai, gli uomini di scienza, gli artigiani e i professionisti portò a costruire un modo nuovo di farsi carico delle emergenze sanitarie e sociali della collettività.

Il terzo catalizzatore è la dimensione del fare valorizzando le competenze e le capacità:

Marco oltre che uno scienziato era anche un professore universitario e il suo particolare talento si esprimeva quando riusciva ad incontrare studenti e a estrarne le migliori qualità, non a caso il primo compagno di strada di questo incontro è stato proprio Carmine Lizza (anche L.Chiauzzi che interverrà dopo di me è stato un suo studente), l’attuale responsabile nazionale di protezione civile ANPAS ma soprattutto persona con una missione che nasce dalla sua fanciullezza: “Conoscere e difendersi dai terremoti!”. Le Pubbliche Assistenze hanno sempre privilegiato la competenza e il senso di responsabilità che deve contraddistinguere chi aiuta le persone nei momenti di debolezza rifuggendo dallo stereotipo che gratuità e volontariato siano sinonimi di scarsa professionalità. Ricordo lo scetticismo iniziale di alcuni docenti vicini a Marco che poi sono diventati collaboratori volontari di ANPAS, ricordo che nelle comunicazioni Io e Carmine Lizza inventammo uno slogan: “non volonterosi ma volontari!”

Villa D’Agri esercitazione nazionale di protezione Civile 2006

 

Questa esercitazione in Basilicata rappresenta il primo incontro fra Marco Mucciarelli, alcuni dei suoi più vicini collaboratori ed ANPAS. La prima fase dell’esercitazione consisteva nell’allestimento di un campo tendato a Villa d’Agri con oltre 400 volontari provenienti da diverse regioni d’Italia. Oltre all’allestimento e quindi alla formazione per le varie funzioni necessarie al sostentamento di un campo in grado di ospitare oltre 400 persone tutti i presenti parteciparono a lezioni tenute da professori universitari per aumentare la conoscenza dei terremoti e a prevedere possibili scenari provocati da eventi sismici nella zona. Il vero salto di qualità fu la costruzione del possibile scenario, basato su ipotesi scientifiche, che fu estratto a sorte immediatamente prima dell’inizio dell’esercitazione per testare nella maniera più verosimile possibile anche la reattività delle amministrazioni locali e del sistema di allerta nazionale.

E così la mattina arrivata la “notizia dell’evento” fu fatta scattare la macchina dei soccorsi che prevedeva, tra le altre attività, la simulazione di intervento nelle macerie con il soccorso tecnico dei VVF e sanitario della popolazione coinvolta in probabili crolli. Per l’occasione furono distribuite nel piccolo centro storico di Grumento Nova diverse “cavie”, fu allestito un posto medico avanzato per il triage un campo ammassamento volontari e fu predisposto l’invio degli infermi all’ospedale di Villa d’Agri rimasto operativo. La novità per ANPAS è stata quella di formare i volontari non solamente a svolgere “azioni” e quindi a apprendere capacità operative ma a leggere le situazioni possibili con scenari credibili e a porsi come attore all’interno di un sistema integrato con le istituzioni portatore della responsabilità di orientamento alle necessità delle comunità.

Anpas in abruzzo durante l’emergenza del 2009

Nell’aprile del 2009 la provincia de L’Aquila venne scossa da un violento terremoto che provocò danni nel capoluogo e in diverse frazioni e case sparse. ANPAS intervenne in modo massiccio dimostrando grande efficienza e capacità di mobilitazione. Furono oltre 4000 i volontari mobilitati dalle Pubbliche Assistenze che dopo il primo momento di emergenza, intervenendo con unità cinofile e autoambulanze ANPAS, si distinse per l’attività nei campi di accoglienza per le persone terremotate.

“L’A-QUI-LA” – Incontro dei volontari ANPAS intervenuti in Abruzzo

Fu un terremoto che visse anche della polemica forte legata alla sovraesposizione mediatica e politica del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. In questo caso la polemica che poi portò agli inevitabili strascichi giudiziari per la commissione grandi rischi era tutta incentrata sulla possibilità o meno di prevedere i terremoti. Certamente il dibattito che trovò il suo aspetto simbolico sul crollo della casa dello studente, faceva emergere come comportamento omissivo il mancato sgombero dei fabbricati più vulnerabili e a rischio. Ritengo che in quella occasione il vero problema come sempre, consisteva nella incapacità di esplicitare le situazioni pericolose in una zona ad alto rischio sismico con un serio piano di rischio.

ANPAS aveva ormai superato la dicotomia tra l’organizzazione del servizio e la costruzione di obiettivi sociali e politici e sviluppò la consapevolezza che anche
dalle attività operative e dalle collaborazioni che nascono dal servizio si possono trarre competenze e obiettivi ideali. A L’Aquila nacquero importanti contaminazioni e si apprese sul campo che le comunità colpite da un terremoto hanno bisogno anche nella fase emergenziale di aiuti diversi oltre al vitto e all’alloggio. E’ qui che si iniziano per ANPAS le prime attività legate al supporto psicologico, al supporto per l’infanzia, all’informazione ai cittadini; ma è anche qui che nascono le prime idee di collaborazione continuativa con le università, con INGV e con il DNPC sulla convivenza con il rischio.

Ricordo che Marco Mucciarelli che girava instancabilmente per il territorio era diventato una presenza negli aneddoti che i volontari, che erano stati a contatto con lui, raccontavano; i mezzi di soccorso erano anche diventati mezzi di trasporto per strumenti di misura che vennero installati per meglio caratterizzare gli effetti di sito con l’ausilio delle numerose repliche visto che erano gli unici che potevano accedere alle zone rosse.

Citando Franco Gabrielli che poi sarebbe divenuto il capo della Protezione Civile Nazionale: “L’Aquila non può essere considerata un modello, ma un laboratorio sicuramente Sì”.

“L’uomo esce dalla sua naturale inerzia soltanto per la spinta di un desiderio e niente viene creato che non sia in qualche modo desiderabile.”

G. Kubler

Per un caso fortuito dopo circa un mese dal terremoto quando ormai si cominciavano a leggere i valori e le criticità organizzative mi trovavo ad una vacanza di studio sul dolore tenuta dal noto psichiatra Vittorino Andreoli e in un momento di pausa gli posi una domanda: “perché nonostante la formazione e l’informazione che spiega ai volontari i meccanismi di allertamento tutti vorrebbero partire subito rendendo la vita difficile a chi coordina le operazioni che in quel momento si trova sotto forte pressione?”. E lui mi rispose consigliandomi di puntare la mia attenzione sull’attesa e non solo sulla conoscenza e sulla preparazione! Non nascondo che questo mi costrinse ad una forte autocritica ma credo che sia stato per me illuminante. Infatti capii che gli attori sociali devono a loro volta trovare motivazioni che non coincidano solamente nel prepararsi all’intervento. In altre parole capii che quel magazzino di energia potenziale che si costruisce nell’intervento e nella partecipazione agli eventi deve essere trasformato in azione continuativa. Le esercitazioni costruiscono abilità comportamentali ma devono contenere conoscenze che poi si sprigioneranno in modo organizzato e non solo nelle comunità di appartenenza degli individui. In pratica i volontari saranno i veri protagonisti della comunicazione per costruire comunità di persone più competenti per convivere con il rischio e per affrontare le calamità. Questo obiettivo contiene in se gli elementi fondamentali per immaginare come migliorare la resilienza delle comunità.

Marco Mucciarelli costruì contenuti e forme di comunicazione adatti alla corretta divulgazione e ad inserirsi nei sistemi di comunicazione virale con approccio aperto e non conservativo, il tema che abbiamo cercato di sviluppare è quello di costruire vettori e luoghi per far arrivare questa comunicazione attraverso persone (cioè fra pari) e nei luoghi frequentati della rete e della comunità. In pratica ci siamo posti il problema di come attivare risorse interne alle comunità costruendo riferimenti
raggiungibili per i più.

Dal 52° Congresso Anpas la video-lettera di Marco Mucciarelli a Filippo Pistoreggi, primo presidente Anpas (1904) a centodieci anni dalla fondazione

 

Terremoto io non rischio è la prima iniziativa per costruire nuove forme di comunicazione affidate ai volontari ma è anche un laboratorio per costruire una collaborazione stabile tra le competenze le università le istituzioni e i volontari stessi. Inizialmente sembrava una piccola iniziativa ma poi l’ampliarsi della dimensione e del numero di piazze di anno in anno coinvolse nuove competenze attivate dai territori e dalle differenti necessità legate ai differenti rischi che si riscontrarono ampliando la divulgazione all’intero territorio nazionale.

L’iniziativa, quindi si allargò anche ad altri rischi oltre a quello sismico, si cominciarono a utilizzare nuove forme didattiche e di reclutamento di volontari e si immaginò come sviluppare la formazione a cascata formando formatori.

All’interno di questa iniziativa si attivarono anche tre nuovi fronti che ritengo abbiano fatto la differenza le cui sigle: ReLUIS, INGV, DPC non sono semplicemente un marchio di certificazione ma rappresentano gli attori e le modalità su cui fondare l’azione.

DPC – Dipartimento Protezione Civile

Logo Dipartimento Protezione CivileLa partecipazione del DPC è, a mio avviso, il laboratorio di relazione tra pubblico e privato nelle responsabilità condivise e in una logica alternativa alla spartizione di risorse. Questa relazione dà l’autorevolezza istituzionale perché garantisce la correttezza e l’adeguatezza, anche in questo caso assistiamo ad una fase storica e ad attori particolari Franco Gabrielli e il suo staff, hanno capito che qui la responsabilità istituzionale stessa diventa condivisa e si parte dalla conoscenza reciproca con il volontariato (momenti formativi per tutti i funzionari), fino ai momenti di partecipazione attiva (Stati generali di protezione civile). Guardando quei momenti, leggendo atteggiamenti, protocolli e contenuti si capisce che si stanno praticando i concetti reali della sussidiarietà orizzontale e verticale esplicitati da pochi anni nella Costituzione Italiana (Titolo V art. 118) ma che si sta soprattutto percorrendo la linea tracciata nei principi fondamentali agli art 2 e 3.

 

Costituzione Italiana

Emblem of ItalyArt. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art.3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.[..]

 

INGV Istituto Nazionele Geofisica Vulcanologia

Logo INGVLa partecipazione di INGV oltre a portare all’interno le competenze scientifiche arricchì il sistema con le storie delle comunità (Romano Camassi).

Partendo da ricerche storiche e archivistiche sugli effetti degli eventi calamitosi e considerando la differente capacità di comprensione derivante dall’evoluzione tecnologica degli strumenti di misurazione degli effetti si possono meglio individuare gli strumenti più adeguati ed efficaci di divulgazione e di didattica verso le comunità. Il materiale e le competenze portate all’interno sono sicuramente fondamentali e dando spessore alle conoscenze rendono chiaro che non basta fingere di sapere ma che si deve studiare per poter essere credibili.

 

ReLUIS simboleggia l’apertura del mondo delle università alla contaminazione con il mondo del volontariato, credo che vedere Gaetano Manfredi (ora presidente della conferenza dei rettori e allora presidente di ReLUIS) ad una assemblea con centinaia di volontari a Bologna spiegare la sostenibilità della prevenzione sia stato un evento simbolico. E’ molto importante ricostruire una relazione fiduciaria tra le persone ed i centri di competenza, anche facendo azioni virali nella rete magari attivando collaborazioni con i volontari che nelle rete operano.

“La nostra capacità di accettare nuove conoscenze è strettamente limitata dalle condizioni di conoscenza esistente […] Più sappiamo e più siamo capaci di accettare nuove conoscenze […]. “

Da “La forma del tempo” George Kubler

Un’applicazione

L’attività di “io non rischio” era orami avviata e stava naturalmente crescendo e ci si cominciava già ad interrogare sulla sua sostenibilità ed evoluzione. In Basilicata, nell’area del Pollino, già interessata nel 1998 da un terremoto di M 5.7 che causò la morte di una persona, alcuni feriti e danni diffusi in diversi comuni, si sviluppò un lungo e continuo sciame sismico dall’ottobre 2011 a tutto il 2012 con decine di scosse ben avvertite dalla popolazione.

La paura principale della popolazione era quello che un grande evento potesse seguire lo sciame sismico come si era verificato a L’Aquila nel 2009. In conseguenza di ciò, sulla sua spinta, si organizzò e si attuò nei comuni interessati con la Protezione Civile nazionale e regionale un grande progetto di comunicazione in “tempo di crisi” partendo da quanto già fatto con “Terremoto – Io non rischio” ed il progetto “EDURISK”.

Una testimonianza

“… lavoro a Rotonda ed abito a Mormanno. Stiamo vivendo un incubo da quasi 2 anni e stanotte abbiamo avuto veramente paura! Non ho domande da farLe perchè le risposte le abbiamo già. Sappiamo che i terremoti non si possono prevedere, conosciamo il protocollo della Protezione Civile in caso di evacuazione, sappiamo come comportarci a casa, in ufficio e a scuola durante la  scossa, sappiamo che attiene ad ognuno di noi mettere in sicurezza le nostre abitazioni, ma nessuno ci dice come affrontare questo momento di forte stress psicologico che sta condizionando le  nostre vite logorandole”

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Da quell’esperienza, così come per INR, si ebbe ulteriore conferma che i volontari della Protezione Civile, accuratamente addestrati, possono essere un mezzo molto efficace da affiancare alle Istituzioni per informare ed addestrare la popolazione anche in una situazione di attenzione, tanto che Marco Mucciarelli, soddisfatto, scrisse nel suo blog “tersiscio” il giorno dopo l’evento principale di M=5.0 del 26 ottobre 2012

Da Tersiscio blog di Marco Mucciarelli

… la buona notizia è che la popolazione ha reagito molto bene, mettendo a frutto il lavoro di informazione fatto durante un anno dai volontari di Protezione Civile. Non dimentichiamo che la campagna Terremoto: io non rischio del 13/14 ottobre è stata conclusa dal Capo Dipartimento di Protezione Civile proprio a Rotonda. Ieri sera, prima della scossa il TGR della Basilicata ha mandato in  onda un servizio proprio da Rotonda dove i cittadini ed il loro sindaco mostrano di avere ben compreso come comportarsi prima e durante un terremoto per ridurne le conseguenze.

Il futuro

Avrei potuto citare altri eventi e altre situazioni ed attività già organizzate e progettate, che confermano le enormi potenzialità contenute nell’integrazione di competenze, di diversi attori e di diverse  responsabilità, seguendo il filo di ragionamento di questa mia relazione sarebbe importante strutturare una pubblicazione ordinata delle varie esperienze. Non posso concludere questo intervento senza immaginare possibili sviluppi futuri nella divulgazione anche perché credo che tutte le persone citate in questo intervento abbiano tutte in comune la passione per quello che fanno e la ricerca di migliorare in armonia e in sicurezza le nostre comunità. Ognuno di noi compagni di viaggio dal suo punto di vista e sollecitato dai suoi ambiti di vita e dalle proprie relazioni non può immaginare che quanto fatto fino ad oggi sia concluso.

Dialogo immaginario tra Giovanni Pico della Mirandola e Ferruccio De Mola
Martigli “999 L’ultimo custode”

Giovanni: “Senza la passione non avrei scoperto nè il principio divino nè l’amore, Ferruccio. La passione è il vento che spinge le vele della ragione, senza di essa si affloscerebbe. E lascerebbe l’uomo in mezzo al mare, in balia delle onde, senza speranza”.

Io non rischio ha ricevuto la Medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica Italiana ma se rimanesse rinchiuso nelle due giornate all’anno in cui i volontari vanno nelle piazze non utilizzerebbe al meglio il suo potenziale; mi piace pensare che questa competenza di divulgazione possa essere utilizzata nell’accoglienza dei nuovi cittadini cioè i bambini e i nuovi residenti che arrivano nelle nostre comunità. E’ possibile immaginare che si possano attivare hacker buoni per spazzare la rete dalle fake news integrando nuovi attori e nuove competenze. E ogni volta che “immagino” penso a Marco e ai suoi insegnamenti con cui confrontarmi!